Al gran Cero
Cuando el Ser que se es hizo la nada
y reposó, que bien lo merecía,
ya tuvo el día noche, y compañía
tuvo el hombre en la ausencia de la amada.¡Fiat umbra! Brotó el pensar humano.
y el huevo universal alzó, vacío,
ya sin color, desubstanciado y frío,
lleno de niebla ingrávida, en su mano.Toma el cero integral, la hueca esfera,
que has de mirar, si lo has de ver, erguido.
Hoy que es espalda el lomo de tu fiera,y es el milagro del no ser cumplido,
brinda, poeta, un canto de frontera
a la muerte, al silencio y al olvido.
Al grande Zero
L’essere che si è compiva il niente
e riposava – ben lo meritava -;
ed ecco notte ebbe il giorno e anch’ei trovava,
l’uomo, compagna nell’amata assente.
Fiat umbra! Sgorgò il pensare umano.
E l’uovo universale alzò, svuotato,
dissostanziato, freddo, scolorato,
pieno di nebbia lieve, nella mano.
L’integro zero prendi, vuota sfera,
che guarderai, se puoi guardarlo, eretto.
oggi che spalla è il dorso di te fiera,
portento del non essere perfetto,
offri, poeta, un canto di frontiera
al silenzio, all’oblio, alla morte eletto.
Vai al video con la lettura del testo in spagnolo
Antonio Machado, in Poesie scelte, a cura di Oreste Macrì, Mondadori, Milano 1987, p. 188-189
Da decenni la critica cerca di comprendere esattamente cosa intendesse Antonio Machado quando scrisse questo bellissimo sonetto, incluso nel Canconiero apócrifo, ovvero una raccolta di poesia attribuita ad Abel Martín, uno dei tanti eteronimi usato da Machado, al quale il poeta spagnolo era solito attribuire le sue poesie più “filosofiche”, pubblicato nel 1926 sulla “Revista de Occidente“. Il traduttore ha tentato di conservare la struttura metrica dell’originale, ma per tentare di capirlo è necessario rifarsi all’originale. Nel primo verso, ad esempio,”el Ser que se es” (tradotto come “l’Essere che si è”) è maschile, mentre la nada è femminile (la traduzione letterale è l’Essere che si è fece il nulla). Più che alla filosofia qui il poeta sembra riferirsi alla Genesi e in particolare alla creazione dell’uomo da parte di Dio (cosa confermata dal reposava del secondo verso). Il giorno trovò la notte e la compagnia mentre l’uomo si trova in assenza dell’amata. Il primo verso della seconda quartina contiene un altro ovvio riferimento parodistico alla Genesi (“fiat lux”, “e luce fu”). Quindi compare il pensiero umano, che sembra rappresentare l’esatto opposto di quello divino. Tale forma di pensiero si identifica nello “zero integrale”, che trova la sua simbolica rappresentazione nell’uovo, che è una forma che contiene una vita ancora in embrione, in termini filosofici si direbbe “in potenza”, che però il pensiero umano rende dissostanziato, freddo, pieno di nebbia. Cioè privo di vita biologica, una pura e semplice astrazione concettuale: “il miracolo del non essere compiuto”. Il verso “Hoy que es espalda el lomo de tu fiera” si riferisce alla posizione eretta dell’uomo, (“oggi che è spalla la schiena della tua bestia”) così come il verso precedente. Da tale posizione l’essere umano può ammirare lo zero integrale. Il pensiero umano, quindi, secondo il poeta spagnolo, non nasce dalla creazione, non dalla vita, ma dalla sua perfetta negazione. Il processo di creazione del pensiero è apparentemente simile a quello biologico, e per questo che il poeta usa l’immagine dell’uovo, ridotto però a una funzione puramente simbolica. Ed è per questo che non possiamo fare a meno di non citare il meraviglioso quadro di Piero della Francesca, La pala di Brera, una delle più enigmatiche e celebri opere del maestro di Sansepolcro, noto tra l’altro anche per le sue passioni matematiche (il quadro in questione sarebbe costruito sulla base di precisi rapporti matematici), nel quale un misterioso uovo pende proprio sopra la testa della Madonna, simboleggiandone probabilmente l’Immacolata concezione ovvero la sua natura generatrice di vita nella perfezione divina (molto più prosaicamente l’uovo era anche uno dei simboli della casata dei Montefeltro, i committenti del quadro). Sia il sonetto di Machado che il quadro di Piero sono una perfetta sintesi tra discipline che troppo spesso vengono erroneamente considerate contrapposte, se non antitetiche (la matematica, l’arte, la poesia e la filosofia). Al contrario, le opere in questione ci dimostrano come i capolavori nascano proprio da quella sintesi tra queste arti che solo i più grandi sanno portare fino al punto più estremo nella sua genialità.
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