Arte poética
A Vicente Aleixandre
La nostalgia del sol en los terrados,
en el muro color paloma de cemento
—sin embargo tan vívido— y el frío
repentino que casi sobrecoge.
La dulzura, el calor de los labios a solas
en medio de la calle familiar
igual que un gran salón, donde acudieran
multitudes lejanas como seres queridos.
Y sobre todo el vértigo del tiempo,
el gran boquete abriéndose hacia dentro del alma
mientras arriba sobrenadan promesas
que desmayan, lo mismo que si espumas.
Es sin duda el momento de pensar
que el hecho de estar vivo exige algo,
acaso heroicidades —o basta, simplemente,
alguna humilde cosa común
cuya corteza de materia terrestre
tratar entre los dedos, con un poco de fe?
Palabras, por ejemplo.
Palabras de familia gastadas tibiamente.
La nostalgia del sole sui terrazzi,
sul muro di cemento color colomba
– eppure così vivido – e il freddo
Improvviso, che quasi sorprende.
La dolcezza, il calore delle labbra, da soli
in mezzo alla strada familiare
Come in una grande sala dove sono accorse
folle lontane come esseri amati.
E soprattutto la vertigine del tempo
il grande abisso che si apre fin dentro l’anima
mentre in alto galleggiano promesse
che svaniscono, proprio come schiuma
È senza dubbio il momento di pensare
che il fatto di essere vivo esige qualcosa,
forse eroismo – o più seplicemente
qualche umile cosa comune
la cui scorza di materia terrestre
maneggiare con un po’ di fede?
parole, per esempio,
parole di famiglia tiepidamente lise.
Questa poesia fu pubblicata da Jaime Gil de Biedma in Compañeros de viaje, raccolta con la quale debuttò nel 1959. Nato a Barcellona, città nella quale visse tutta la vita, in una famiglia dell’alta borghesia nel 1929, Gil de Biedma fu una delle figure più importanti nella poesia spagnola tra la fine degli anni ’50 e i ’60, noto e amato nel circolo di letterati della sua città (la cosiddetta “Scuola di Barcellona”), amico di Carlos Barral (editore e poeta, personalità di primissimo piano nella scena letteraria e nella vita culturale di quegli anni, Gil de Biedma ne condivideva la formazione cosmopolita, l’origine altoborghese, oltre all’orientamento antifranchista). Arte poética può per certi versi essere considerata un manifesto della sua poesia, caratterizzata da un tono colloquiale attraverso cui l’autore compie un impietoso e sofferto esame di coscienza, cosa che implica un rifiuto di qualsiasi decorazione lirica o fuga in surrealistiche finzioni. Al centro della sua poesia c’è l’individualità dell’autore stesso, il quale convisse tutta la vita con un acuto senso di colpa nei confronti del suo status altoborghese. Quando il poeta rievoca la sua infanzia dorata e privilegiata, lo fa con uno sguardo consapevolmente malinconico e dolente, allo scopo di mettere in risalto il suo disagio e la precaria condizione esistenziale. Le sue convinzioni politiche furono di sinistra, ma la richiesta di entrare nel Partito Socialista catalano venne respinta per via della sua omosessualità (la quale traspare in modo abbastanza evidente anche nelle sue poesie). Ciò malgrado, il suo orizzonte ideologico fu chiaro ed esplicito, anche se filtrato attraverso un’amara consapevolezza personale che gli precluse ingenue fughe nei mondi dell’utopia socialista. L’intelligenza corrosiva di cui era evidentemente dotato ebbe la meglio anche sulla poesia. Per questo motivo, a partire dal 1974, quando ormai era un autore noto, smise di scrivere poesie, dichiarando che ormai non aveva più nulla da dire. Per tutta la sua vita Gil de Biedma rimase sempre fedele alla dichiarazione di poetica degli esordi, a quelle sue “parole di famiglia tiepidamente lise”, una poetica apparentemente umile e modesta, aliena da ogni artificio poetico. Ma proprio la nudità delle ragioni più intime ne costituisce la sua grande forza. Gil de Biedma non fu un letterato di professione (per vivere lavorò a lungo presso la Compagnia generale del tabacco delle Filippine di cui il padre era direttore). Anche per questo la sua onestà intellettuale è un dato innegabile, che si rispecchia anche nelle sue poesie. Arte poética segna l’inizio di una avventura intellettuale che finirà nel silenzio e nella più completa sfiducia nei confronti della stessa poesia al termine di un cammino lungo e il più delle volte dolente. Morirà di AIDS nel 1990 all’età di sessanta anni al termine di una vita vissuta intensamente.

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