L’altalena

 

Su un’altalena a mezzanotte nel parco buio tra pioppi

che un nascosto lampione fa torri di luce e i fiori delle querce

d’inchiostro corre il mio arco. Dalla mezza luce vado al mezzo buio,

dal buio alla luce, come sempre, per ritornare.

 

Noi viviamo qui, nell’imperfetta sintassi di luce e buio

col desiderio di scrivere una frase perfetta come la lettera o in lode

delle cose. Che le cose sono supreme; tutti i nostri valori sono nelle

cose.

 

L’austera prosa che potrebbe delineare il mondo con la

chiarezza di un fisico non arriva mai. Ci muoviamo nell’elaborata fuga

delle foglie, attraverso secoli di fiori annegati.

Insoddisfatto, incerto, mi dondolo di nuovo stanotte nel parco.                                            

da Antologia della poesia australiana moderna, Edizioni Accademia, Milano 1977,  p. 301-302

Autore di questa lirica è Chris Wallace-Crabbe, nato in un sobborgo di Melbourne nel 1934, una delle figure eminenti della scena letteraria australiana. Figlio di un giornalista e una pianista, studiò all’università di Melbourne, dove in seguito insegnò per tutta la vita (è stato visiting professor a Harvard e alla Ca’ Foscari). Debuttò giovanissimo (nel 1955, all’età di 21 anni) con lo smilzo libretto (appena 16 pagine) No glass house. Da allora la sua poesia ha raccolto un crescente numero di consensi e premi in patria e all’estero. All’attività di autore ha affiancato quella di critico e saggista. Fu uno dei principali esponenti di un gruppo di poeti di Melbourne che gravitava intorno al locale ateneo, capeggiato dalla figura di Vincent Buckley. Grazie al lavoro di questi poeti-intellettuali, la poesia australiana già verso la metà degli anni ’50 poté confrontarsi con quelle che erano le tendenze più avanzate nel panorama del mondo anglosassone di allora (tutti loro avevano una certa familiarità con i “nuovi” poeti americani Wallace Stevens ed E. E. Cummings). Dopo la pubblicazione di una loro antologia, nel 1963 il gruppo si sciolse e ognuno prese la sua strada. Ciò che li accomunava era un certo tono ironico. “Il tono ironico è da ritenersi un modo naturale di espressione, poiché essi sono scrittori che trattano l’esperienza in maniera distaccata, accentuandone l’ambiguità e attenuandone la tensione” – scrive Bernanrd Hickey nella sua Introduzione al volume Antologia della poesia australiana moderna (The habit of Irony? è il titolo di un importante saggio di Wallace-Crabbe uscito nel 1962). A proposito della sua creazione letteraria, egli scrisse: “la mia prima poesia esplorava la natura dell’ordine sociale e della coerenza intellettuale in un mondo in cui le sanzioni religiose sembravano irrilevanti: il mio interesse a questo stadio fu di elaborare strutture poetiche che dimostrassero la forza inerente alla ragione umana e la capacità di recupero dell’humor come modo di convenire sulle contraddizioni dell’esperienza. Arrivai quindi a creare una poesia con un ritmo più flessibile e con delle immagini più autonome – una poesia che era più pienamente carica del mondo metafisico”. Nel corso degli anni ’60, anche a seguito del movimento contro la guerra in Vietnam (che costrinse i poeti e gli intellettuali australiani a schierarsi) la dimensione dell’impegno politico assunse un ruolo importante nella sua poesia. L’altalena rappresenta una sintesi delle sue migliori doti: vi ritroviamo l’ambientazione urbana, il linguaggio semplice e colloquiale, l’approccio ironico,  i riferimenti alla rigogliosa e minacciosa natura “esotica” della sua terra. Il tema della lirica è proprio la poesia, intesa come ricerca della forma perfetta nel suo confronto/scontro con la conoscenza scientifica, ambientato però in un sobborgo di una qualsiasi città.