Arte poetica

Che il verso sia come una chiave
che apre mille porte.
Come una foglia; qualcosa passa in volo;
Quando guardano gli occhi sia creato,
E l’anima di chi ascolta resti a tremare.

Inventa nuovi mondi e cura la parola;
L’aggettivo, quando non da vita, uccide.

Siamo nel ciclo dei nervi.
Il muscolo pende,
Come un ricordo, nei musei;
Ma non per questo abbiamo meno forza:
Il vero vigore
Risiede nella testa.

Perché cantate la rosa, o poeti!
Fatela fiorire nella poesia;
Solo per noi
Vivono tutte le cose sotto il Sole.

Il poeta è un piccolo Dio.

Trad. di G. Morelli, in: Antologia della poesia spagnola e ispanoamericana, La biblioteca di Repubblica, Roma 2004, p. 617

Que el verso sea como una llave
que abra mil puertas.
Una hoja cae; algo pasa volando;
cuanto miren los ojos creado sea,
y el alma del oyente quede temblando.

Inventa mundos nuevos y cuida tu palabra;
el adjetivo, cuando no da vida, mata.

Estamos en el ciclo de los nervios.
El músculo cuelga,
como recuerdo, en los museos;
mas no por eso tenemos menos fuerza:
el vigor verdadero
reside en la cabeza.

Por qué cantáis la rosa, ¡oh poetas!
hacedla florecer en el poema.

Sólo para nosotros
viven todas las cosas bajo el sol.

El poeta es un pequeño Dios.

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Nel 1916 il cileno Vicente Huidobro si trova a Buenos Aires. Due anni prima, nel 1914, in una conferenza all’ateneo di Santiago, sua città natale, dal titolo Non serviam il venunenne poeta aveva già dichiarato:

Abbiamo accettato, senza troppa riflessione, il fatto che non può esistere altra realtà che quella che ci circonda, e non abbiamo pensato che anche noi possiamo creare la realtà del nostro mondo, di un mondo che attende la sua propria fauna e la sua propria flora. Flora e fauna che solo il poeta può creare, grazie a quel dono speciale che la stessa madre Natura diede solo a lui”

Arte poetica rappresenta il manifesto di quella dottrina estetica, che verrà ribattezzata “creazionismo” proprio nel corso del breve soggiorno argentino e che da qui verrà esportato dallo stesso poeta in Europa, dove si recò insieme alla sua famiglia, facendo tappa prima a Madrid e poi a Parigi, dove nel 1917, attraverso la sua collaborazione con “Nord-Sud” (rivista a cui collaboravano anche Guillaume Apollinarie, Luis Aragón, Jean Cocteau, Max Jacob e Tristan Tzara) ebbe la possibilità di entrare in contatto con i protagonisti delle avanguardie in campo artistico e letterario (Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Max Ernst, Joan Mirò, Juan Gris, Paul Éluard). Con l’aiuto di Juan Gris successivamente tradusse e pubblicò alcune sue poesie in francese.

Nel 1918 si spostò a Madrid, dove partecipò alle riunioni al caffé Colonial, nelle quali si andava formando il gruppo che darà vita al movimento ultraista, sull’esempio e sulla scia degli analoghi movimenti letterari e artistici europei, quali il futurismo e, in parte, il dadaismo. Nello stesso anno gli “ultraisti”, che riconobbero in Huidobro e nel suo “creazionismo” la loro ispirazione, pubblicarono il primo manifesto, apparso sulla rivista “Cervantes”. Alle loro file si aggiunse anche un giovane poeta argentino, tale Jorge Luis Borges, che nel 1920 firmò un secondo manifesto del gruppo pubblicato sulla rivista “Ultra”.

Huidobro può essere considerato quindi un personaggio chiave nel rinnovamento delle lettere del mondo ispanofono nel ‘900. Fu un precursore e un punto di riferimento per la cosiddetta “Generazione del ’27”. Sperimentò il verso libero, che usava insieme a forme metriche basate su strutture fluttuanti, con rime consonantiche e assonanze. Le sue immagini si avvicinarono al surrealismo, anche se la sua sensibilità estetica era più tradizionalista (guardò agli esperimenti avanguardistici dei futuristi con una certa diffidenza).

Arte poetica è parte della raccolta El espejo de agua, pubblicata a Buenos Aires nel 1916, quando il poeta era già a Parigi. Vi sono enunciati in modo molto chiaro i punti fermi di una poetica che vuole rompere con il realismo e con ogni funzione mimetica dell’arte, principi che nell’arte figurativa si stavano pienamente affermando proprio in quegli anni.

A distanza di più di un secolo la poesia in questione non ha perso la sua attualità: “inventa nuovi mondi e cura la parola:/ L’aggettivo, quando non da vita, uccide” affermava Huidobro, una frase che tutti coloro che si accingono a scrivere poesia dovrebbero tenere ben a mente.