Menù
Al mattino, una fetta sottile di vita
imburrata.
Poi prendiamo l’acqua che continua a crescere
(ieri sera copriva tre quarti
della superficie del globo)
e la facciamo bollire, per i microbi.A pranzo, un pasto pesante e consistente –
tre portate di terra:
cenozëm, loess e argilla.La sera ci accontentiamo di una cena fredda.
Succhiamo
o una stella con un po’ di miele
o qualche poco, se non è esaurita,
di felicità (che, in pratica, teniamo in serbo
per la domenica)
e ciò che capita.
traduzione di Marco Cugno in: Nuovi poeti romeni, Valecchi, Firenze 1986, p. 103
Marin Sorescu fu uno dei poeti romeni più popolari (e non solo in Romania) tanto che le sue letture nei primi anni ’70 si svolgevano negli stadi. Nacque nel 1936 in una famiglia contadina dell’Oltenia, la provincia sud occidentale al confine con la Bulgaria e nel 1939 perse il padre. Dopo essersi diplomato nel prestigioso Collegio nazionale di Kraiova Fraţii Buzeşti, si laureò nel 1960 all’università di Iasi. Esordì su una rivista studentesca nel 1959 e nel 1964 pubblicò la prima raccolta Solo tra i poeti, che divenne subito popolare per via di quel tono parodistico che caratterizzò sempre i suoi versi. L’anno del suo debutto, il 1964, coincide con un periodo di relativo disgelo e di relativa apertura della Romania comunista verso l’Occidente. A partire da quest’anno compaiono, seppure in maniera velata, accenti critici del tutto vietati negli anni in cui la poesia era dominata dalla poesia proletaria ispirata ai principi del realismo socialista.
Come giustamente nota Gheorghe Caraghani, «Sorescu è uno scrittore profondo e complesso: dotato di sensibilità moderna, riesce nello stesso tempo a rispecchiare il mondo visto con gli occhi del contadino e talvolta del bambino contadino; è inoltre caratterizzato, come pochi altri, da particolarità sul piano stilistico e del linguaggio, nonché da una visione dell’universo e dell’esistenza del tutto personale». (in: Nota sulla poesia di Marin Sorescu, in: Marin Sorescu, Giona, Napoli 1980). La mimesi parodica in Sorescu si serve delle più note e popolari forme letterarie, della vuota retorica, della versificazione di circostanza abilmente demistificate e ricomposte in un linguaggi poetico solo apparentemente ingenuo (ma fino all’89 evitò di pubblicare alcune sue poesie nelle quali la sua satira prendeva di mira il regime comunista in maniera diretta ed esplicita, che non avrebbero passato il vaglio della censura).
Come scrisse Marco Cugno: «Il deliberato prosaismo di Sorescu, che pare voglia adeguare il linguaggio della poesia al parlare “normale / nei limiti del dizionario della lingua romena contemporanea (circa 5000 parole)”, è come stravolto dall’imprevedibile giuoco combinatorio a cui egli sottopone la lingua comune per coinvolgere il lettore e comunicargli il suo inquietante messaggio». (da: Marco Cugno La lotta contro l’inerzia, in: Nuovi poeti romeni, Valecchi, Firenze 1986, p. 15). Fu proprio questa immediatezza comunicativa a fare di lui il poeta più letto tra i giovani. Sorescu fu popolare non solo in patria: fu tradotto in diverse lingue (tra cui l’italiano), poté viaggiare in diversi paesi europei, in Messico e negli USA grazie a borse di studio. Fu anche saggista, traduttore, autore di teatro e di racconti, direttore di una casa editrice, di una rivista e, per qualche tempo successivamente alla caduta del regime comunista, anche Ministro della cultura. Fu anche candidato al premio Nobel.
A proposito della sua poesia dichiarò: «Scrivere non è un obbligo, come non lo è neppure leggere. La mia poesia nasce dalla gioia della comunicazione, è una scarica di energia e una scorciatoia tra la mente e il mio cuore. Faccio corto circuito continuamente con un piacere da fachiro. Confesso, i chiodi su cui sto disteso mi entrano nella carne e mi fanno male. Sono un fachiro sempre apprendista! Spero che questo aspetto, della gioia e del dolore, si possa osservare attraverso la lettura; e, se possibile, che solo la gioia sia contagiosa.» (da Invito alla lettura di Sorescu, a cura di G. Carageani, Napoli 1999, p. 17). Morì nel 1996 a sessant’anni.
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