La poesia
La poesia è inutile, solo serve
a tagliare la testa a qualche re,
o a sedurre una ragazza.Potrebbe anche servire,
se l’acqua è la morte,
a cancellare l’acqua con un sogno.
E se il tempo le accorda la sua unica materia,
probabilmente serve da coltello,
perché è meglio un taglio netto
quando apriamo la pelle della memoria.
Come un vetro rotto,
Il desiderio
fa ferite più sporche.La poesia sei tu,
un taglio netto,
una riga sull’acqua,
– Se l’acqua è la ragione dell’esistere -,
la donna che si lascia sedurre
per tagliare la testa a un re.La poesía
La poesía es inútil, sólo sirve.
para cortarle la cabeza a un rey,
o para seducir a una muchacha.Quizás sirve también,
si es que el agua es muerte,
para rayar el agua con un sueño.
Y si el tiempo le otorga su única materia,
posiblemente sirva de navaja,
porque es mejor un corte limpio
cuando abrimos la piel de la memoria.
Con un cristal partido,
el deseo
hace heridas más sucias.La poesía eres tú
un corte limpio,
una raya en el agua,
– Si que el agua es la razón de la existencia -,
La mujer que se deja seducir
para cortarle la cabeza a un rey.
da: Cinquantina, De Felice edizioni, Martinsicuro (TE) 2012, p. 21-22, traduzione di Emilio Coco
“La poesia rappresenta per me la solitudine dell’essere umano che rivendica la coscienza individuale in un’epoca propensa a liquidare le coscienze individuali. La poesia rappresenta per me la volontà dell’essere umano che non vuole una solitudine confusa con l’isolamento, l’egoismo, l’aggressività, e per questo cerca spazi pubblici, le poesie, per stabilire un dialogo tra coscienze. La poesia rappresenta per me l’autocontrollo di un essere umano che stanco di vivere di frette, di dogmi – che sono la fretta delle idee -, di offerte di rapido consumo, chiede il tempo necessario per diventare padrone delle sue proprie idee, per attenuare, per mettersi dall’altro lato, delle affermazioni o delle negazioni categoriche, per decidere riguardo a ciò che è importante e ciò che è prescindibile” (da: Nota dell’autore, in: Cinquantina, p. 12-13) scriveva Luis García Montero nell’introduzione alla sua antologia personale Cinquantina pubblicata in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Aveva esordito con la raccolta Y ahora ya eres dueño del Puente de Brooklyn nel 1980 (con la quale vinse il premio Federico García Lorca) mentre nel 1983 la sua successiva silloge El jardín extranjero si aggiudicò il premio Adonais. Dopo la laurea all’Università di Granada, si dedicò allo studio della poesia di Rafael Alberti, che fu anche suo amico (ne curò anche l’edizione delle opere). Nel 1983 firmò insieme agli altri due poeti di Granada Álvaro Salvador e Javier Egea, l’articolo La otra sentimentalidad, che viene considerato il manifesto della cosiddetta “poesia dell’esperienza”, termine sotto il quale si riconosceva un raggruppamento di autori che proponeva di arrivare a una nuova poesia adatta ai nuovi tempi rifacendosi alla lezione di Jaime Gil de Biedma (poeta protagonista della cosiddetta “scuola di Barcellona”) e di Rafael Alberti. Il concetto nel quale si riconoscevano i membri di questo effimero raggruppamento era la “storicità radicale”, secondo il quale la letteratura è il prodotto del soggetto, il quale a sua volta è il prodotto della storia. L’impegno politico, la dimensione collettiva e la vita privata del poeta si trovano, secondo questo postulato, all’interno della medesima circonferenza. In Luis García Montero, poeta del nostro tempo il curatore del volume Un inverno mio (Elliot, Roma 2018) così definisce la poetica dell’autore: «Diciamo che lo sguardo del poeta rivolto al lettore è condizione essenziale del discorso poetico di Luis García Montero in quanto coglie e rappresenta la realtà quotidiana. La persona con cui l’autore si confonde è il cittadino che vive a contatto con gli oggetti e i simboli lacerati della modernità, dove il sentimento di solitudine creato delle relazioni sociali sostituisce il senso del male baudelairiano, come indica il poeta nei componimenti della raccolta Las flores del frío (1991). Anche i libri precedenti e successivi affermano un tono monologante che oscilla tra l’autobiografia e i condizionamenti ideologici propri della collettività. (pp. 7-8).
Uno dei temi ricorrenti nella produzione poetica di Montero è proprio la poesia. Quella che abbiamo citato è solo una delle tante dedicate dal poeta granadino a questo argomento, ma forse una delle più esplicite e rappresentative (non a caso scelta dallo stesso autore per l’antologia delle proprie cinquanta migliori pubblicata in occasione del suo cinquantesimo compleanno nella quale la prima sezione, Palabra, è interamente dedicata a questo tema). Se la memoria dell’io lirico è il punto nevralgico, il cuore pulsante dell’organismo poetico di Montero, la poesia, seguendo questa metafora, ne è il polmone, un organo vitale che costringe l’uomo a entrare in contatto con il mondo circostante.
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