Nulla circa le tecniche di sopravvivenza

Accanto a te, le costellazioni sono sciatte figure,
le luci della città uno scherzo di cattivo gusto,
passandoti accanto
correnti d’aria, simili a depositi liquidi
s’ingollano uccelli e scrocchiano tra i denti
spore vegetali, emanando appena un tanfo di guano e di sventura
in direzione delle nuove terre vulcaniche della melanesia.
la tua femminilità colora del colore demente delle crisi di pavor nocturnus
i miei ricordi con te nel parco di grădina icoanei, quanto ti truccavi in pubblico
nello specchio convesso di un setter o nella vetrata della chiesa anglicana
e il nostro amore aggiungeva un centimetro al record provinciale…
o mia giustiziera, consociazione flessuosa di sistemi e apparecchiature
chi oserebbe spostare il proprio frammento di precocità
sulla tua rosea, ondulata scacchiera
e chi potrebbe mai intuire la dolce tua ipocrisia
orlata di birrerie e di brueghel in velluto
nel grumo di nessuno, di nulla, di alcun luogo, di mai?

per il resto, un’indifferente beltà morale,
un brillante parapiglia
e una realtà di discorsi e brontolii sopra il tavolo di vetro con boccali
nel ritrovo di negoiu
per il resto, quest’esaltazione imbronciata da unico sopravvissuto

su di un transatlantico di sentimenti.

 

da: Il poema dell’acquaio, Nottetempo, Roma 2015 (ebook)

 

Mircea Cărtărescu nacque nel 1956 a Bucarest, figlio unico di un ingegnere. Tra il 1963 e il 1975 ha frequentato il liceo Dimitrie Cantemir, uno dei più prestigiosi in Romania. Nel 1977, mentre studiava all’università, partecipò alle riunioni del Circolo del lunedì, creato da Nicolae Manolescu, il più importante critico letterario dell’epoca, redattore della rivista “Romania literara”. In questo circolo si formarono i migliori giovani scrittori romeni di quegli anni, che emersero all’inizio degli anni ’80. Le riunioni del circolo erano caratterizzate da un’esuberanza intellettuale e un’apertura verso le novità che venivano dall’estero. Mircea partecipò alle riunioni del circolo fino al 1983, anno in cui venne sciolto, ma aveva debuttato già nel 1978 sulla rivista “Romania literara”. In quegli stessi anni partecipava anche alle riunioni del circolo di prosa Junimea (che andarono avanti fino al 1990). In seno a questo circolo nacque l’antologia Desant 83, pubblicata nel 1983. Al 1980 risale il primo volume di poesie di Cartarescu Faruri, vitrine, fotografii (in it.: insegne al neon, vetrine, fotografie), che si aggiudicò un premio dell’Unione degli scrittori per il miglior debutto, anche se una parte della critica mostrò di  non gradire le novità formali e la libertà dell’autore. La sua successiva raccolta di poesia Poeme de amor (in it.: “Poesie d’amore”), del 1983 (da cui è tratta la citata lirica), fu attaccata in modo ancora più deciso da parte della critica tradizionalista. Non si trattava di poesie erotiche, ma offrivano una nuova visione dell’amore visto da due ottiche tra di loro opposte: quella del poeta, una tradizione che va dai trovatori fino ai beats, passando per Ezra Pound e Wallace Stevens (da lui frequentemente citati) si contrappone alla vita quotidiana dello studente nella grande città, l’universo familiare di Bucarest e del quartiere dove il poeta aveva vissuto. La sovrapposizione di questi due punti di vista creava un nuova retorica dell’amore segnato da un vocabolario stralunato, straniato, dagli inediti effetti comici. Il terzo volume di poesia Totul (in it. “La totalità”), del 1985, è ritenuto dalla critica il suo migliore, quello più omogeneo dal punto di vista stilistico. Dopo questa pubblicazione, l’autore venne considerato il primo poeta postmoderno romeno. In questa raccolta, infatti, si possono scorgere elementi del linguaggio colto accanto a elementi del folklore e della lingua di strada. Nel 1989 apparve il suo primo libro di prose, la raccolta di racconti brevi Visul (il it: “Il sogno”) e da allora Cărtărescu si volse principalmente alla prosa. In quell’anno la sua vita cambiò. Lasciò il posto di insegnante nelle scuole della provincia e cominciò a lavorare presso l’Unione degli scrittori e nel 1990 divenne lettore presso il dipartimento di lingue romanze dell’Università di Bucarest. In quello stesso anno pubblicò Levantul (in it: “Levante”), un poeme epico in dodici libri che l’autore aveva scritto negli anni precedenti e aveva in parte letto durante le riunioni del circolo Junimea nel quale l’autore narra il viaggio del poeta valacco  Manoil, un personaggio bizzarro in una storia a metà tra la fantasia e la realtà. Nel 1994 pubblicò Dragostea (in it.: “Amore”), una raccolta che segnò una svolta nella sua poetica. In essa comparvero reminiscenze della Bibbia (in particolare del libro dei Salmi) insieme ad allusioni a una dimensione metafisica dell’amore.

La poesia in questione appartiene alla prima fase creativa dello scrittore romeno, legata al cenacolo del lunedì, che venne sciolto d’ufficio con l’accusa di “sovversione”. Ma a proposito è lo stesso Cărtărescu che nel 1991 dichiarò: «Noi non abbiamo fatto dissidenza perché eravamo troppo giovani e troppo poeti per registrare anche ciò che avveniva all’esterno. Abbiamo realmente vissuto nella letteratura, abbiamo mangiato, come si usa dire, “pane e poesia”, abbiamo amato più nei poemi che nella realtà, abbiamo abitato più in una Bucarest racchiusa in un verso – che assomigliava così parecchio a New York – che nel buio freddo della capitale reale»