Il suo carattere scontroso e irrequieto, insieme a un precario equilibrio psichico, lo condannarono a una posizione di assoluta marginalità. La sua morte per soffocamento da un boccone di pane nel nosocomio bolognese può essere considerata il suggello a tutta la sua tormentata esistenza. La sua fama di “poeta maledetto” e ciò che è rimasto, insieme alle sue poesie, a una autobiografia e ad alcuni racconti di carattere autobiografico.
«Stilisticamente – e vale per tutta o quasi la sua produzione – Henry Ariemma parte da un incipit brevilineo, da un periodare eminentemente lirico, in prosodia melodiosa d’accenti dinamici e d’intonazione… per poi sempre più allargarsi, allungarsi, volutamente irretirsi, quasi impantanarsi in una prosa lirica» – Plinio Perilli
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