Domande all’ora del tè

Questo indistinto signore assomiglia
A una figura da museo di cere;
Guarda attraverso le tendine logore:
Che vale di più: l’oro o la bellezza?
Vale di più il ruscello che si muove
O la pianta ben salda sulla sponda?
In lontananza si ode una campana
Che apre un’altra ferita, o che la chiude:
É più reale l’acqua della fonte
o la ragazza che si specchia in essa?
Non si sa, ormai la gente non fa altro
Che costruire castelli di sabbia:
Conta più il bicchiere trasparente
O la mano dell’uomo che lo crea?
Si respira una fragile atmosfera
Di cenere, di fumo, di tristezza:
Ciò che è stato una volta non sarà
Più così, dicono le foglie secche.
Ora del tè, pane tostato, burro,
E tutto avvolto come in una nebbia.

Preguntas a la hora del té

Este señor desvaído parece
una figura de un museo de cera;
mira a través de los visillos rotos:
qué vale más, ¿el oro o la belleza?
¿Vale más el arroyo que se mueve
o la chépica fija a la ribera?
A lo lejos se oye una campana
que abre una herida más, o que la cierra:
¿Es más real el agua de la fuente
o la muchacha que se mira en ella?
No se sabe, la gente se lo pasa
construyendo castillos en la arena.
¿Es superior el vaso transparente
a la mano del hombre que lo crea?
Se respira una atmósfera cansada
de ceniza, de humo, de tristeza:
lo que se vio una vez ya no se vuelve
a ver igual, dicen las hojas secas.
Hora del té, tostadas, margarina,
todo envuelto en una especie de niebla.

Poemas y antipoemas, Santiago de Chile, Nascimento, 1954, versione italiana a cura di Matteo Lefèvre da: L’ultimo spegne la luce, Bompiani, Milano 2019, p. 41

 

Quando Nicanor Parra pubblicò Poemas y antipoemas, forse la sua più importante raccolta di poesia, nel 1954, era un professore di fisica e matematica quarantenne, che aveva già debuttato nel 1937 con la raccolta Cancionero sin nombre, opera giovanile (aveva allora ventitré anni) dalla quale più tardi prese in parte le distanze. Figlio maggiore (con otto fratelli e due sorellastre del primo matrimonio della madre) del musicista e maestro elementare Nicanor Parra e di Rosa Clara Sandoval Navarrete, sarta e tessitrice di origini contadine, nasce nella provincia cilena di Chillán nel 1914. Sua sorella, di tre anni più giovane, è Violeta Parra, musicista e cantautrice, che sarebbe diventata una delle più celebri divulgatrici del folklore andino (si dedicarono alla musica e al folklore anche i due fratelli Roberto ed Eduardo, così come i figli di Violeta e altri nipoti della seconda generazione del matrimonio tra Nicanor e Rosa Clara). Il padre esercitò diversi mestieri, trasferendosi frequentemente tra una città all’altra in cerca di un lavoro per far fronte alle necessità economiche della famiglia numerosa. Nicanor fu l’unico dei figli che riuscì a portare a termine i suoi studi. Nel 1932 il futuro poeta si trasferì a Santiago, dove l’anno successivo, grazie a una borsa di studio, si iscrisse al corso di laurea in fisica e matematica dell’Istituto pedagogico. Per continuare i suoi studi lavorava come istitutore presso un collegio, dove conobbe il futuro filosofo, poeta e scrittore cileno Jorge Millas Jiménez e il pittore  Carlos Pedraza Olguín, con i quali, nel 1935, fonda La revista nueva, un effimero periodico sul quale Nicanor pubblicò le sue prime poesie. Furono questi gli anni in cui ebbe modo di conoscere i poeti contemporanei spagnoli, i surrealisti francesi e le avanguardie europee. Nel 1937 si laureò e, quello stesso anno, pubblicò Cancionero sin nombre, raccolta di poesie nella quale è avvertibile l’influsso di Federico García Lorca e che vinse un premio della municipalidad di Santiago. L’anno successivo tornò a Chillán per insegnare in un liceo locale. Anche a causa del terribile terremoto di Chillán (uno dei più potenti e letali della storia del Cile) Nicanor nel 1939 fece ritorno a Santiago. Grazie a una borsa di studio, tra il 1943 e il 1945 poté studiare fisica presso la Brawn University, negli Stati Uniti. Tornato a Santiago, nel 1945 gli venne assegnata una cattedra di Meccanica razionale alla locale università, ma nel 1949 partì alla volta di Oxford, dove si trattenne, grazie a una borsa di studio del British Council, fino al 1952,  per studiare astrofisica. L’esperienza maturata durante gli anni trascorsi all’estero, gli studi e le approfondite letture degli autori europei e nordamericani si riversarono nella raccolta Poemas y antipoemas, che marcò una svolta nella storia della poesia latino-americana. In quest’opera infatti l’autore metteva a fuoco i tratti di un suo personale stile anti-retorico, che egli stesso definì “anti-poesia”, nel quale confluivano surrealismo e dadaismo. Scrive a proposito Matteo Lefèvre «I versi di Nicanor Parra mettevano in crisi un sistema che in Cile si era retto per decenni su un comodo, rassicurante equilibrio degli opposti, su un pantheon di figure accreditate che rappresentavano sia la linea conservatrice sia il suo rovesciamento più o meno polemico in nome di uno stanco epigonismo delle correnti primonovecentesche oppure di una poesia organica al dogma politico e sociale di turno». Come giustamente nota anche Lefèvre, per il poeta cileno Il ruolo del poeta, non sembra più avere un carisma particolare né aspira a farsi interprete di responsabilità etiche o intellettuali precise: l’antipoeta è un personaggio sgangherato e marginale. Così come i protagonisti della sua poesia sono figure antieroiche, che fanno dei bisogni primari e di un’esistenza ordinaria, triviale, la propria bandiera. L'”antipoesia”, caratterizzata da un linguaggio diretto, antiretorico, colloquiale e, occasionalmente, narrativo, spesso e volentieri sotto il segno del sarcasmo e dell’ironia, segnò una svolta nella poesia latino-americana. Molti poeti della generazione successiva, tra cui il messicano José Emilio Pacheco, vi si ispirarono. Nella poesia in questione il protagonista è un “signor nessuno”, un qualsiasi esponente della classe media che dal titolo sappiamo essere alle prese con il rito del tè. Dopo le prime due domande retoriche, il suono delle campane ci ricorda la presenza della chiesa, a cui vanno riferite anche ferite aperte o richiuse (qui l’autore sembra riferirsi alla festa della Pasqua latino-cattolica, caratterizzata dall’esibizione delle ferite del Cristo). Ma le domande del poeta, nel mondo contemporaneo, nel quale la società dei consumi predilige l’effimero, sono destinate a rimanere senza risposta.

Lettura del testo originale di José Fco. Díaz-Salado per il suo programma LA VOZ SILENCIOSA.

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