Sogno
Sono volato a casa
dove tutto ha inizio,
dove, cullato, mi succhiavo il dito.
Poi ho sentito odori e sapori.
E il fiuto mi liberò
e d’improvviso sciolto
mi squagliavo
come lo zucchero nell’acqua.Anche il mio cuore era in gioco
ormai era troppo gonfio,
traboccava all’infinito.
Ma senza tracce d’angoscia.
E il bambino conobbe luoghi
in cui il piacere
non abita più.Anche se venisse da me
una delegazione e si inchinasse
solennemente davanti all’artista,
grata per le sue opere, non
mi meraviglierei davvero.
Perché io sono stato là
dove tutto ha inizio.
Dalla mia adorata
Signora delle origini,
che è come dire essere fecondi1906
tratta da: Poesie, a cura di Giorgio Manacorda, p. 143
Nel 1940, dopo la morte del pittore di svizzero Paul Klee, tra le carte del padre, il figlio Felix trovò un quaderno blu con componimenti poetici scritti a matita. Quando, nel 1957, furono pubblicati nei Tagebücher (i Diari, pubblicati in Italia nel 1912 per i tipi di Abscondita a Milano), insieme ad altri componimenti poetici dei Diari, rivelarono un aspetto della creazione artistica del pittore di Berna meno noto. Si sapeva della sua grande passione giovanile per la musica, alla quale inizialmente sembrava indirizzata la sua carriera artistica. Paul infatti era figlio di Hans Klee (1849-1940), un professore di musica, e della cantante Ida Frick (1855-1921) e fu anche un eccellente violinista, oltre che grande ammiratore della musica di Bach, Mozart, Beethoven e Wagner, che costituì un’importante componente nella sua formazione e un costante interesse per tutta la vita (era solito frequentare anche i teatri d’opera e scrivere recensioni degli spettacoli). Seguendo i desideri dei suoi genitori, Klee nella sua infanzia e prima adolescenza, si concentrò sugli studi musicali; solo successivamente decise di dedicarsi alle arti visive, in parte per ribellione e in parte per la sua convinzione che la musica moderna fosse poco interessante. Come musicista, fu un buon esecutore delle composizioni dei grandi maestri del XVIII e XIX secolo, ma come artista desiderava ardentemente esplorare idee e stili nuovi. Così, con un riluttante permesso dei suoi genitori, nel 1898 Klee iniziò a studiare arte all’Accademia di Belle Arti di Monaco con Heinrich Knirr e Franz von Stuck. Eccelleva nel disegno, ma sembrava non possedere alcun senso naturale del colore. In seguito ha ricordato: “Durante il terzo inverno mi sono persino reso conto che probabilmente non avrei mai imparato a dipingere”.
Dopo aver conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti, Klee viaggiò in Italia dall’ottobre 1901 al maggio 1902 con l’amico Hermann Haller. Visitarono Roma, Firenze, Napoli e la Costiera Amalfitana, studiando i grandi pittori dei secoli passati. Tornato a Berna, visse con i suoi genitori per diversi anni. Suonava il violino nella Bernische Musikgesellschaft e frequentava occasionalmente corsi d’arte e di anatomia. Dal 1905 cominciò a sperimentare alcune tecniche innovative, incluso il disegno con un ago su una lastra di vetro annerita. Negli anni 1903–05 completò un ciclo di undici acqueforti su lastra di zinco chiamate Inventionen (in it.: “Invenzioni”), le sue prime opere esposte. «Anche se sono abbastanza soddisfatto delle mie incisioni non posso continuare così. Non sono uno specialista.» – scrisse il pittore nel suo diario. Klee stava ancora dividendosi tra l’arte figurativa e la musica: mentre suonava il violino e scriveva recensioni di concerti e spettacoli teatrali, studiava le illustrazioni di Aubrey Beardsley, William Blake e Francisco de Goya al Kupferstichkabinett di Monaco, che, insieme al lavoro grafico di James Ensor, lo impressionarono molto. Nel 1905, durante un viaggio a Parigi “scopre” gli impressionisti. Nel 1906 si trasferì a Monaco, dove il 15 settembre sposò la pianista Lily Stumpf, che aveva conosciuto nel 1899 in una soirée di musica da camera. Un anno dopo, il 30 novembre 1907, nacque il figlio Felix. Nel maggio 1908 Klee divenne membro dell’Associazione degli artisti grafici svizzeri Die Walze e nello stesso anno partecipò con tre opere alla mostra della Secessione di Monaco, con sei opere alla Secessione di Berlino e alla mostra nel Palazzo di Vetro di Monaco.
Le poesie nascono a margine della sua tormentosa ricerca artistica e del lacerante dilemma tra la musica e le arti figurative. «I versi di Klee non sono il frutto di un’attività marginale, ma realtà espressive autonome e, per così dire, omologhe rispetto a quelle create dalla sua fantasia figurativa (..) Paesaggi interiori, quindi, ma non soltanto. Come nella pittura, anche nella poesia Klee tende a penetrare i meccanismi originari della genesi cosmica» – scrive Manacorda nella citata opera. Infatti è centrale nelle poesie del pittore la rappresentazione della creazione artistica intesa come processo in atto, problematica che prende le mosse dagli schemi e dalla terminologia del simbolismo, ma che da quest’ultimo poi prende le distanze per approdare verso un astrattismo pienamente novecentesco. Dalle parole ai fatti, dalla poesia all’arte astratta, il mondo della creazione artistica di Paul Klee appare come un universo complesso e stratificato. «La sua rimane costantemente una sperimentazione che gioca tra armonie e trasparenze, evocazioni e contenuti letterari» scrive Philippe Daverio in Il secolo spezzato delle avanguardie (Rizzoli, Milano 2014, p. 212).
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