Un aquilone è una vittima

Un aquilone è una vittima di cui puoi star certo
L’ami perché tira
piano quanto basta a chiamarti padrone
forte quanto basta a chiamarti pazzo;
perché vive
disperato come un falco ammaestrato
nell’aria alta e dolce,
e puoi sempre richiamarlo
e rinchiuderlo in un cassetto

Un aquilone è il pesce che hai già preso
nella vasca dove i pesci non vengono,
così ci giochi con attenzione, a lungo,
e speri che non si arrenda,
o che non cali il vento.

Un aquilone è l’ultima poesia che hai scritto
così l’affidi al vento,
ma non la lasci andare
finché qualcuno non ti trova
qualcos’altro da fare.

Un aquilone è un patto di gloria
da stipulare con il sole,
così ti fai amici il campo
il fiume e il vento,
e preghi, per tutta la fredda notte precedente,
sotto la luna vagabonda va senza una corda
così da renderti degno e lirico e puro.

A kite is a victim

A kite is a victim you are sure of.
You love it because it pulls
gentle enough to call you master,
strong enough to call you fool;
because it lives
like a desperate trained falcon
in the high sweet air,
and you can always haul it down
to tame it in your drawer.

A kite is a fish you have already caught
in a pool where no fish come,
so you play him carefully and long,
and hope he won’t give up,
or the wind die down.

A kite is the last poem you’ve written,
so you give it to the wind,
but you don’t let it go
until someone finds you
something else to do.

A kite is a contract of glory
that must be made with the sun,
so you make friends with the field
the river and the wind,
then you pray the whole cold night before,
under the travelling cordless moon,
to make you worthy and lyric and pure.

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Tratta da: Leonard Cohen, The Spice-Box of Earth, McClelland & Stewart, Toronto1961; traduzione tratta da: Poesie, Minimum fax, Roma 2018, pp. 180-182.

Quando nel 2016 il premio Nobel alla letteratura venne assegnato a Bob Dylan, si levarono alcune voci critiche. Tra queste, alcuni sostenevano che se vi fosse un cantautore ad avere meritato il premio, questi sarebbe stato Leonard Cohen. Infatti il cantautore canadese, notissimo in tutto il mondo per Allelujah, la canzone incisa nel 1984 e resa celebre da numerose cover in tutto il mondo, prima di registrare il suo primo disco Songs of Leonard Cohen, nel 1967, nel 1956, un anno dopo essersi laureato, aveva già pubblicato la raccolta di poesie Let us compare mythologies, che tuttavia in quel momento non raccolse grandi consensi. Prima di intraprendere la carriera di cantautore, Cohen è stato un poeta che, con la sua seconda silloge The Spice-Box of Earth del 1961, da cui è tratta la lirica in questione, aveva già cominciato a mettersi in luce. Prima di incidere il suo primo disco, Leonard pubblicherà una terza raccolta di poesie (Flower for Hitler nel 1964) e una ristampa della sua prima silloge, che uscì nel 1966. Nato nel 1934 in seno a una famiglia ebrea ortodossa in un sobborgo di Montreal, la sua infanzia fu segnata dalla scomparsa del padre, un commerciante, quando Leonard aveva nove anni (a lui dedicò Let us compare Mythologies). Fu già negli anni del liceo che cominciò a scrivere le prime poesie e, contemporaneamente, a suonare la chitarra (faceva parte di un gruppo country-folk del liceo). Quando aveva venti anni pubblicò le prime poesie su una rivista di Montreal. Dopo la laurea, tra il 1956 e il 1957, Leonard si trasferì a New York ed entrò in contatto con il movimento beat. Rientrato nella sua città natale, continuò a scrivere, mantenendosi con lavori occasionali. Il frutto di questa intensa stagione creativa sarà The Spice-Box of Earth e il suo romanzo The favourit game che, dopo un tortuoso percorso editoriale (la prima versione scritta nel 1960 venne rifiutata dal suo editore canadese mentre quella che vide la luce in Inghilterra fu una seconda versione nella quale l’autore eliminò circa metà della prima) uscì nel 1963. Nella prima metà degli anni ’60 Leonard visse prevalentemente sull’isola greca di Hydra, dove aveva comprato una casa. Fu qui che, sotto l’effetto di anfetamine, scrisse il suo secondo e ultimo romanzo Beautiful looser tra il 1964 e il 1965 che uscì nel 1966. Nello stesso anno pubblicò Parasites of heaven, la raccolta di poesie che chiuse la fase creativa precedente all’inizio della carriera di cantautore e al suo ritorno a New York. Nel corso degli anni successivi alla registrazione del suo primo disco, la sua creazione letteraria passò gradualmente in secondo piano ma è stata poi riscoperta, inizialmente magari solo come una curiosità. È evidente infatti il riflesso delle sue poesie sui testi delle canzoni. In realtà Leonard Cohen è stato un personaggio unico sia tra i poeti che tra i cantautori. Con l’eccezione forse del brasiliano Vinicius de Moraes, non vi sono altri personaggi che prima di lui avevano raggiunto così eccellenti risultati sia nel campo della musica che in quello della poesia. Leonard Cohen ha dimostrato di essere un poeta profondo e originale, occasionalmente in grado di padroneggiare metro e rime. Al centro della sua poetica, profondamente influenzata dal modernismo anglo-americano (soprattutto T.S. Eliot ed Ezra Pound) ma anche da Federico Garcia Lorca (punto di riferimento imprescindibile negli anni dell’apprendistato poetico) vi sono in primo luogo le sue radici ebraiche. Anche se vi sono alcuni punti in comune con la pleiade dei poeti beatnik (la psichedelia e l’abuso di scene di sesso e violenza) nei versi di Cohen, a differenza di quelli di Allen Ginsberg, vi è pur sempre un certo senso della misura. Anche per questo le poesie di Cohen hanno superato con successo l’esame del tempo. Un esempio può essere proprio la poesia in questione, un ottimo componimento dalla valenza meta-poetica che significativamente apre The Spice-Box of Earth. Anche se probabilmente dobbiamo al successo mondiale delle canzoni l’attenzione verso le poesie, ciò non toglie nulla al loro valore letterario.