L’AZZURRO

L’azzurro
striato di bianche farfalle e di bianche vele
anche oggi si dilata
su terre d’oro e di verde,
l’amore dilata il suo azzurro
intorno a dolci isole,
a vele arcaiche,
ride incandescente,
senz’onta,
come il vento come l’onda come il canto,
percorso di brividi sorride.

BRUCIO LA MIA VITA

S’io mi muovo, s’io mi sollevo,
tutto svanisce, tutto s’aggela.
Ma s’io resto così distesa,
gli occhi chiusi, le labbra aureolate di brace,
l’ardore della mia palma sul battito della mia gola,
io brucio la mia vita,
il mio sangue si consuma nelle mie vene,
io sento che si consuma
solo il ricordo d’un altro sangue,
d’una voluttà data e provata,
dell’amore lontano
che forse non ritroverò.

CHIARITÀ NOTTURNA

Chiarità notturna, volo d’ore bianche, disteso cielo,
tendo la mia mano che vi stringe, e vi offro, vi offro.
Ci veda qualcuno. Non me, ma sola la mia mano che vi tiene,
ore fruscianti, grande sereno, spiaggia d’astri.

LEMBI NELLA SERA

Lembi nella sera di fiume, di cielo,
lembi veloci di deserto, o amico,
e veloce il nostro sangue e tutto ombra,
stupore ansante, donato sapore nostro,
in corsa in  corsa portati al piacere
e d’improvviso lembi d’estatico patire,
o amico, fiorire a lembi di rassegnata pace.

 

Sibilla Aleramo cominciò a pubblicare le proprie poesie quindici anni dopo il suo fortunato esordio nel campo della prosa col romanzo Una donna, che uscì nel 1906, considerato uno dei primi romanzi femministi italiani, di chiara ispirazione autobiografica e che ottenne quasi subito un successo internazionale (da allora in poi si firmò con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo). L’incontro con il verso fu inatteso e improvviso, quasi una rivelazione: «avevo oltrepassato di qualche anno la trentina quando i primi ritmi erano sbocciati in me, un’estate solitaria in Corsica, in un trapasso inavvertito dalla prosa a una libera versificazione. Proprio in quello stesso mese avevo principiato a stendere qualche periodo del mio secondo libro Il passaggio, e anche lì, per la prima volta, il mio mondo intimo si esprimeva con movenze e accenti lirici… che cosa avesse determinato sotterraneamente questa specie di accensione, di conquista, anche questo non potrei dire. Fino ad allora m’ero ritenuta negata alla poesia… forse perché digiuna di studi classici, e perfino di qualsiasi cognizione di metrica» – scrive in Gioie d’occasione e altre ancora. Questo episodio si è svolto nel 1910, in un periodo di inquieto vagabondare tra città (Napoli, Firenze, Roma, Milano) e luoghi di villeggiatura (Corsica, Capri, Sorrento) tra varie e numerose relazioni di diversa lunghezza e intensità con poeti, letterati, intellettuali e artisti (tra cui Cena, Damiani, Cardarelli, Campana, Boine, Papini, Salvatore Quasimodo, Julius Evola e molti altri) ma anche ricchi imprenditori e atleti (non mancò una breve parentesi saffica con la studiosa di lettere classiche Lina Poletti, che diventerà la protagonista del romanzo Il passaggio). In Momenti, la silloge d’esordio del 1921, Sibilla raccoglie i frammenti lirici di otto anni, quaranta componimenti che paiono scritti di getto (nel titolo è già espresso il loro carattere rapsodico), in gran parte brevi, nei quali la dimensione erotica è prevalente e piuttosto esplicita, in cui la scrittrice cerca di catturare l’attimo che fugge. Appaiono quasi come pagine di un diario che si è scritto da sé, a cui l’autrice ha solo prestato la sua mano. Se vogliamo la sua poesia è una espressione verbale di sensazioni e ciò rappresenta, allo stesso tempo, il suo limite (la poca cura della forma e la superficialità) e il suo punto di forza (libera spontaneità, leggerezza). Le sue poesie, almeno fino alla terza raccolta Sì alla terra, del 1934, possono essere considerate una testimonianza delle passioni e delle inquietudini di una donna che fece della propria libertà il valore supremo. Non rappresentano un aspetto trascurabile e secondario della sua creazione letteraria, bensì un altro volto della sua scrittura, nella quale l’elemento autobiografico fu sempre nettamente prevalente (il binomio vita-arte fu sempre il punto centrale della sua arte). Tra l’altro molte delle sue poesie scritte “nell’estasi dei sensi” risultano molto più vicine al gusto corrente rispetto ad altri poeti coevi vicini alla corrente dell’ermetismo. Per questo è utile, opportuno e piacevole (ri)leggerle anche oggi.