Anche i surfisti sono poeti

Anche i surfisti sono poeti
se li consideri in un certo modo
quantomeno nell’occidente dell’Occidente
Anche loro cercano
l’onda perfetta
dal ritmo perfetto sublime
Anche loro cercano luce infinita
allo sbocco del tunnel nell’onda del tempo
Anche loro passerebbero in volo
per la cruna di un ago
Anche loro sono realisti
e a colpo d’occhio individuano l’onda assassina
Non sono cyberpunks
che navigano nel cyberspazio
Sono marinai che sanno
che il mare della vita ha le sue furie
e sa essere mostro crudele
quando vuole
e scaglia la poesia della vostra estate infinita a infrangersi
sugli scogli senza rima dell’atroce destino

Surfer are poets too

Surfer are poets too
if you look at it that way
at least in the western part of the West
They too are looking
for the perfect wave
with the perfect rhythm sublime
They too are looking for the endless light
at the end of the tube of time
They too would fly
through an eye of a needle
They too are realists
and know a killer-wave when they see one
These are not cyberpunks
surfing through cyberspace
They are sailors who know
that the see like life has its rages
and can be merciless monster
when it wants to
dashing the poem of your endless summer
on the rimeless rocks of outrageous fortune

da: Lawrence Ferlinghetti, Poesie vecchie e nuove, Mininum fax, Roma 1998, pp. 176-177

L’autore di questa poesia dalle implicazioni meta-poetiche è stato uno dei principali animatori della scena letteraria della West Coast con la sua libreria “City lights” di San Francisco, che divenne un centro di incontro di quella che sarebbe diventata la beat generation. Americano di origini italiane, Ferlinghetti, scomparso nel 2021 a 101 anni, oltre che poeta, fu librario, editore, autore di prosa, teatro e anche pittore. Il padre del poeta era originario di Brescia, ma morì pochi mesi prima della sua nascita. La madre finì in manicomio e Lawrence fu affidato a una zia che viveva a Strasburgo, ma che successivamente fu assunta come governante a New York. Si laureò presso la University of North Carolina at Chapel Hill in giornalismo nel 1941 e cominciò a scrivere per il «The Daily Tar Heel». Durante la Seconda guerra mondiale fu capitano su un cacciasommergibili che prese parte allo sbarco in Normandia. Subito dopo la guerra riprese gli studi e nel 1947 concluse un master alla Columbia university in letteratura inglese. Nel 1946, in viaggio per Parigi per studiare alla Sorbone, aveva conosciuto la sua futura moglie Selden Kirby-Smith, che stava facendo lo stesso viaggio per lo stesso scopo e che sposò in Florida nel 1951. Insegnò francese (la sua lingua madre) tra il 1951 e il 1953, poi si trasferì con la moglie a San Francisco, dove nel 1953 fondò la celebre libreria e omonima casa editrice, che pubblicò nel 1956 la silloge di poesia di Allen Ginsberg Howl and Other Poems (in it: “Il grido”) al centro di un clamoroso caso giudiziario (il libro venne giudicato “osceno” e l’editore venne arrestato). L’anno prima aveva pubblicato con la casa editrice City light la sua prima silloge, Pictures of the Gone World. Da allora spesso il suo nome verrà erroneamente associato alla beat generation (come editore ebbe modo di pubblicare molti libri dei principali esponenti di questo raggruppamento).

In realtà la poesia di Ferlinghetti ha seguito un percorso diverso. Prima del suo esordio come poeta, Ferlinghetti era stato un critico d’arte per la rivista di New York «Art digest» e in quell’occasione era venuto in contatto con i protagonisti dell’espressionismo astratto. Da questo fecondo contatto, secondo la critica, nacque l’idea di una poesia completamente libera da ogni schema anche dal punto di vista grafico (le parole sono dispose nella pagina in modo assolutamente libero). Per quanto riguarda i contenuti invece, fu fondamentale la conoscenza con Kenneth Rexroth, il poeta anarchico che era diventato il fulcro di quel gruppo che avrebbe dato vita al cosiddetto “San Francisco Renaissance“, un movimento che si sviluppò intorno al “San Francisco’s poetry Center”, dove si svolgevano a partire dal 1953 pubblici reading di poesia. A questi incontri pubblici si sommavano quelli privati nella casa di Kenneth Rextroth. Fu quest’ultimo che trasmise al gruppo di poeti che si riunivano nei reading la passione per l’Oriente, per la poesia e la filosofia cinese e la dimensione engagé della poesia di ispirazione anarchica. Grazie anche al clamoroso caso giudiziario in cui era stato implicato, la seconda silloge di Ferlinghetti, A Coney Island of the Mind (1958) fu un clamoroso successo (vendette oltre un milione di copie) e lo rese una delle figure più importanti della scena letteraria americana del suo tempo. In questo secondo lavoro si consolida definitivamente la sua poetica, basata sulla descrizione di fatti di vita quotidiana in una lingua semplice, prossima a quella del parlato, operazione analoga a quella del francese Jacques Prevert, poeta che Ferlinghetti aveva tradotto e pubblicato nel 1958.

In una intervista apparsa su «Il tempo» il 18 gennaio del 1969 Ferlinghetti dichiarò: «penso che non si debba più usare il termine “poesia” ma “messaggio orale destinato al pubblico”». In quegli anni la dimensione engagé divenne predominante nei suoi versi, anche se nel corso degli anni ’70 la tensione legata alla militanza gradualmente andò riducendosi. Ma un punto fermo della sua poesia rimase la dimensione pubblica, potenzialmente accessibile a tutti e il rifiuto di ogni snobismo elitario. Il componimento in questione, inserito in una recente antologia, e che probabilmente risale agli anni ’90, ne offre un buon esempio. Nella versione originale sono presenti assonanze (es.: “way” / “Wave” oppure “sublime” / “time”) e qualche elemento ritmico degli ultimi due versi che nella traduzione non vengono resi, così come le dirette citazioni (la “outrageous fortune” in chiusura cita il celeberrimo monologo shakespeariano del To be or not to be), a testimonianza del fatto che, malgrado tutto, la poesia di Ferlinghetti, a differenza dei suoi colleghi beat, è comunque legata a una tradizione umanistica: contiene una qualche  reminiscenza del verso, oltre che una concezione romantica del poeta, seppure travestito da surfista.