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“Suono di campana” di Pierre Reverdy

“scrive come un pittore” disse di lui Picasso. Si può capire bene perché da questi versi che evocano l’autunno, creando una suggestione della realtà attraverso le immagini, cercando di penetrare nel profondo “la sublime semplicità del reale”. Come un disegno di Braque o di Picasso, questa poesia sospende un istante dell’universo, lo fissa e lo condensa in tal modo da lasciare apparire l’essenza svelata della cosa. – Fausta Genziana Le Piane

“L’eccesso di memoria” di Ewa Lipska

“Ewa Lipska ha un rapporto del tutto originale con la contemporaneità che accoglie e asseconda ma da cui, in qualche misura, prende le distanze, quasi a volerla percepire con maggior forza e accuratezza da un diverso angolo virtuale e temporale. Fin dalle liriche dei primi anni, infatti, il suo linguaggio rompe gli schemi mentali con cui si è abituati a classificare le cose, a registrarle e, talora, anestetizzarle nella nostra coscienza” Marina Ciccarini

Leonard Cohen, poeta prima e soprattutto

Quando nel 2016 il premio Nobel alla letteratura venne assegnato a Bob Dylan, si levarono alcune voci critiche. Tra queste, alcuni sostenevano che se vi fosse un cantautore ad avere meritato il premio, questi sarebbe stato Leonard Cohen.

Halina Poświatowska, voce appassionata dalla Polonia

“Halina fu la poetessa dei giovani. Debuttò nel 1956 come tipica rappresentante dell’esistenzialismo. La sua breve biografia creò la leggenda di una autrice morta troppo giovane, ma che riuscì a descrivere il suo amore, l’incompiuto, l’inquietudine, il desiderio erotico, la consapevolezza della morte” Iwona Smolka

“La poesia deve adottare il baratro” INTERVISTA ESCLUSIVA a Stefano Bottero

“L’autore di Poesie di ieri vive un presente che ogni giorno si arricchisce in un affascinante e malinconico melange di passato non suo e un futuro desiderato, ma non progettato a sua misura.” – Biancamaria Frabotta

Nadia Tueni, un grido dal Libano

“Appartengo ad un paese che si suicida ogni giorno mentre viene assassinato. Appartengo infatti ad un paese che è morto più volte. Perché non dovrei morire anch’io […] di questa morte brutta, lenta e feroce, di questa morte libanese?” Nadia Tueni

“Da un esilio trasparente” di Jean-Claude Izzo

«Jean-Claude affermava di non sapere perché scrivere poesia gli era necessario. (..) Era nella poesia che avvertiva la gioia delle parole. Una gioia associata al rischio di confrontarsi con il più vivo della lingua, con la parola che non può raggiungere l’altra. Diceva che la poesia gli era indispensabile per rimanere fedele, il più possibile fedele, all’innocenza» – Marguerite Tiberti

Venus Khoury-Ghata, poetessa e scrittrice franco-libanese: “Racconto storie nelle mie poesie, e scrivo nella poesia dei miei romanzi”

“Quella di Venus è una lingua particolare, è una commistione fra il francese e l’arabo, ovvero arricchisce la lingua francese che, secondo lei è diventata molto povera e poco espressiva, con la ricchezza della lingua araba, con le sue ampie volute e i suoi periodi ricchi di metafore e immagini” – Rosalba de Cesare

“La speranza” secondo Andrèe Chedid

“I colori, e i profumi dell’Oriente che mi sembra quasi di percepire, mi portano lentamente verso la sua poesia … o è la sua poesia che li rievoca magicamente e in continuazione?” Rosalba De Cesare

Han Dong e la poesia “post-menglong”

Dal limbo nel quale si trova, senza un particolare statuto, il poeta è finalmente libero di rivolgere il suo sguardo ironico al mondo che lo circonda e proprio questo e ciò che fa Han Dong nelle sue poesie, ambientate in una delle tante metropoli cinesi investite da quella convulsa e frenetica metamorfosi che nel giro di pochi anni ha cancellato definitivamente il volto della città realsocialista.

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