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meta-poesia

la poesia-madre secondo Roberto Fernández Retamar

«Retamar ha scelto il colloquio, la conversazione come modo e forma di espressione, come modello di poesia, come per coinvolgere il lettore e la sua coscienza, impegnandolo alla riflessione anziché offrendogli un godimento estetico; una poesia fatta di piccole cose, impastate con l’esperienza di ogni giorno, a volte umoristicamente dissacratoria, altre drammaticamente tesa» – Silvio Bertocci

Secondo Ferlinghetti “Anche i surfisti sono poeti”

“Anche i surfisti sono poeti / se li consideri in un certo modo” dichiara Lawrence Ferlinghetti, poeta nordamericano di origini italiane, in una delle sue più celebri poesie che tocca questioni di meta-poetica.

Arundhathi Subramaniam, poetessa anglofona indiana

Al centro della poetica dell’autrice c’è il mondo contemporaneo, la sua sfuggente rappresentazione, la questione dell’identità connessa con una visione globale (a cui è legata per necessità e virtù anche la scelta di scrivere in inglese) che rende i fenomeni della “babele metropolitana”, ricompresi in una sincronia totale senza forma né confini, un groviglio di enigmi da decifrare

Jean Sénac – poeta algerino ma anche un pò francese (e spagnolo)

La figura di Sénac è emblematica di una engagment legato a una particolare epoca. La sua poesia è prima di tutto l’espressione di un modo di essere. La figura del poeta rivoluzionario, di lontana (ma non troppo) ascendenza romantica, nell’accezione decadente, è la radice della sua poetica. L’enfasi che caratterizza i suoi versi ne è il limite e la forza, a seconda dei punti di vista.

“L’ultimo verso” di Biancamaria Frabotta

tratta da “L’albero del pane”, la raccolta di poesia della “terza fase” della poetessa romana, incentrata sulla ricerca delle proprie radici familiari e su una trasparenza dell’enunciato poetico, “L’ultimo verso” è uno dei migliori e più recenti esempi di meta-poesia. (foto di Dino Ignani)

“La poesia è un miele” di Clemente Rebora

Il rifiuto di ogni possibile forma di autocelebrazione è una parte essenziale della vicenda intellettuale e umana di Clemente Rebora. La sua poesia è stata lo specchio fedele dell’anima, delle sue inquietudini, delle paure e delle angosce, mai una maniera, uno stilema avulso dall’autore o un accidente puramente estetico.

“Poesia di sterco e di fiori” dai “Frammenti lirici” di Clemente Rebora

frammento XLIX tra tutti i componimenti della raccolta di esordio di Clemente Rebora rappresenta uno dei più interessanti per via delle questioni di meta-poetica sollevate dall’autore. Pubblicata nel 1913, i “Frammenti lirici” rappresentarono un punto di svolta nella poesia italiana del ‘900.

“La mano del poeta” di David Gascoyne

Tra i poeti della generazione del dopoguerra, fu amico di Dylan Thomas, che ai surrealisti (tramite Gascoyne che fu loro amico e patrocinatore in Inghilterra) si ispirò per la sua scrittura intensamente visionaria. In “La mano del poeta” la poesia assume i contorni di una presenza della quale il poeta non può liberarsi.

la farfalla di Ida Vitale

La sua poesia è stata definita “esencialista”, caratterizzata dalla estrema concisione dell’enunciato. Nelle sue brevi poesie, nelle quali è possibile ravvisare echi simbolisti e surrealisti, l’ironia rappresenta una componente fondamentale.

“Poesia” di Mark Strand

La poesia di Strand ha la qualità straniata e surreale dei sogni ed è costellata di immagini di allucinata nitidezza che ricordano i quadri di Edward Hopper (artista che Strand ha studiato in particolare), ma anche, per altri versi, certi autori surrealisti latino-americani» (Andrea Sirotti)

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