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poesia femminile

“l’irrazionale spiegato razionalmente” – La poesia di Daria Menicanti:

La figura di Daria Menicanti, negli ultimi decenni sostanzialmente dimenticata, attende da tempo una giusta ricollocazione nel panorama della poesia italiana del ‘900. Ma la cosa forse più importante è che la sua poesia desta ancora oggi, a distanza di diversi decenni, stupore e ammirazione anche in un lettore distratto per la sua capacità di scolpire in poche parole un ricco mondo poetico.

Anna Maria Ortese, grande poetessa “controvoglia”

«la sua intonazione più costante è una forma di accostamento ideale alla straordinaria solitudine, rimasta peraltro unica nella nostra storia letteraria, di Leopardi» Giacinto Spagnoletti

Moniza Alvi, poetessa anglo-pachistana e Mirò

Lo spunto ecfrastico (l’ecfrasi è il genere di poesia che descrive un oggetto artistico) rappresenta un interessante punto di partenza che introduce un sottile paradosso: dal momento che Joan Mirò è un pittore notoriamente astratto già l’intenzione di descrivere un suo quadro presume un atto contraddittorio e arbitrario

Arundhathi Subramaniam, poetessa anglofona indiana

Al centro della poetica dell’autrice c’è il mondo contemporaneo, la sua sfuggente rappresentazione, la questione dell’identità connessa con una visione globale (a cui è legata per necessità e virtù anche la scelta di scrivere in inglese) che rende i fenomeni della “babele metropolitana”, ricompresi in una sincronia totale senza forma né confini, un groviglio di enigmi da decifrare

“Come una sciarpa troppo lunga” di Piera Oppezzo, poetessa da (ri)scoprire

«la fiducia nello strumento del linguaggio, che è una costante della poesia e letteratura femminile emergente del Novecento (..) si esprime attraverso il rigore e la precisione dell’enunciato poetico. Caratteristica fondamentale, per stessa ammissione dell’autrice, della sua poesia è “l’espressione basata sui concetti e non sui sentimenti”» Giovanna Rosadini

Albertine Sarrazin, piccolo diamante nero

“Albertine è una ragazza fuori dal comune, esempio di rabbia di vivere e di libertà per generazioni. È la prima volta, – scrive Simone de Beauvoir – che una donna parla delle sue prigioni” Fausta Genziana Le Piane

“L’eccesso di memoria” di Ewa Lipska

“Ewa Lipska ha un rapporto del tutto originale con la contemporaneità che accoglie e asseconda ma da cui, in qualche misura, prende le distanze, quasi a volerla percepire con maggior forza e accuratezza da un diverso angolo virtuale e temporale. Fin dalle liriche dei primi anni, infatti, il suo linguaggio rompe gli schemi mentali con cui si è abituati a classificare le cose, a registrarle e, talora, anestetizzarle nella nostra coscienza” Marina Ciccarini

Halina Poświatowska, voce appassionata dalla Polonia

“Halina fu la poetessa dei giovani. Debuttò nel 1956 come tipica rappresentante dell’esistenzialismo. La sua breve biografia creò la leggenda di una autrice morta troppo giovane, ma che riuscì a descrivere il suo amore, l’incompiuto, l’inquietudine, il desiderio erotico, la consapevolezza della morte” Iwona Smolka

Nadia Tueni, un grido dal Libano

“Appartengo ad un paese che si suicida ogni giorno mentre viene assassinato. Appartengo infatti ad un paese che è morto più volte. Perché non dovrei morire anch’io […] di questa morte brutta, lenta e feroce, di questa morte libanese?” Nadia Tueni

Venus Khoury-Ghata, poetessa e scrittrice franco-libanese: “Racconto storie nelle mie poesie, e scrivo nella poesia dei miei romanzi”

“Quella di Venus è una lingua particolare, è una commistione fra il francese e l’arabo, ovvero arricchisce la lingua francese che, secondo lei è diventata molto povera e poco espressiva, con la ricchezza della lingua araba, con le sue ampie volute e i suoi periodi ricchi di metafore e immagini” – Rosalba de Cesare

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